Fiori di Acanto

SULL’ACANTO.

-CARATTERI NATURALI.
L’Acanto è pianta erbacea di dimensioni piuttosto grandi, originario delle steppe d’Asia ed Africa ed acclimatato fin dall’antichità in aree geografiche mediterranee, dove cresce nei giardini o spontaneo.      Riconoscibile per le sue foglie molto decorative, lunghe ampie e dentellate; i fiori sono spighe che s’innalzano dal cespo (di base) e su cui compaiono fitti ciuffi , da cui spuntano fiori dalla corolla bianca, rosea o rosso rosea, spesso venati di violetto.     Fiorisce in maggio-luglio.
I frutti sono capsule che si aprono quando sono mature, lanciando lontano i semi.     Tra le varietà coltivate molto appariscente è “Acanthus Mollis”, con grandi foglie lobate, dai margini dentati, eleganti, lucide sulla pagina superiore, lunghe fino a cm 80.     I fiori, corolla bianco rosea, sono riuniti in infiorescenze lungo la spiga alta oltre mt 1,00.       Usato come pianta ornamentale per decorare angoli ombrosi dei giardini, soprattutto in Italia centro-meridionale e nella Francia mediterranea.

-STORIA DELL’ARTE.
Le foglie di Acanthus Spinosus ed Acanthus Mollis furono utilizzate come ornamento/motivo decorativo naturalistico prima di tutto in architettura, nei capitelli:
-Architettura greca: capitello corinzio.       –Architettura romana: capitello composito.
Seguirono altre espressioni artistiche con Acanto: bassorilievi, mosaici ecc.
Considerato simbolo di verginità in quanto pianta spontanea che cresce in terra non coltivata, raffigurazioni delle sue foglie adornavano le vesti di importanti personalità nell’antichità.
Nel cristianesimo dei primi tempi e medievale l’Acanto era simbolo di Resurrezione.  
L’andamento armonioso delle foglie e lo schiudersi dei fiori hanno trovato espressione artistica in forma di “Cerchiari o Girali” nell’Ara Pacis di Roma (13-9 a.C.), nei pilastri di Afrodisia (città della Caria, sede di un’importante scuola di scultura sviluppatasi dall’età di Augusto , I secolo a.C., fino al IV secolo d.C.) e nella basilica e Foro Severiano di Leptis Magna (in Tripolitania, Età Severa secolo II-III d.C.).      Grande successo in Roma nell’architettura dei Severi (II-III secolo d.C.) e nell’arte ed architettura paleocristiane (IV secolo d.C. e successivi), cristiane, nei capitelli gallo-romani e nei monumenti sepolcrali per simboleggiare la Resurrezione: vedi il mosaico del Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna (V secolo d.C.), il mosaico di S.ta Maria di Canosa (IV secolo d.C.), il mosaico di S. Clemente a Roma (XII secolo), ecc.      La fortuna artistica dell’Acanto continuò ben oltre il Medio Evo; ad esempio ritroviamo i cerchiari d’Acanto nel diaframma, forse marmoreo, di fondo dell’oratorio/giardino della Vergine nella ”Annunciazione” del Louvre/Parigi di Carlo Braccesco, datata negli anni 1490-1500.
Per quanto riguarda l’origine del capitello corinzio con foglie d’Acanto, il racconto più diffuso afferma che nel V secolo a.C. lo scultore/architetto greco Callimaco potè ammirare una pianta d’Acanto che vegetava in un cesto votivo di vimini collocato sopra la tomba di una fanciulla di Corinto, morta prematuramente.   Da qui il capitello corinzio ecc.

Roma, Pantheon, interno (125-128 d.C.), in marmo lunense
Ara Pacis (13 – 9 a.C.)  Roma
 
Capitello corinzio di colonna di epoca augustea
dall'Odeon di Agrippa nell'agorà di Atene











 
Decorazioni romane con spirali d’Acanto
dall’Ara Pacis Roma
Carlo Braccesco part. Trittico Annunciazione, Louvre Parigi  




Acanthus  Mollis

Acanthus  Balcanicus

Acanthus  Spinosus